mercoledì 28 settembre 2011

L'amico immaginario

Oggi ho visto un bambino che parlava da solo. 

Aggrottava le sopracciglia, sorrideva, pronunciava qualche parola a bassa voce. Faceva tutto questo e lo faceva credendoci. Non lo faceva abbozzando qualche cambio di espressione qua e là, lo faceva in modo visibile e senza nascondersi, come invece farebbe qualcuno che viene sorpreso in un momento del genere. A chi non capita di esprimere ad alta voce un pensiero che sta attraversando la propria mente per poi accorgersi di essere stati visti o sentiti con la conseguenza di sentirsi inappropriati? 

Lui no. Lui camminava per strada da solo, senza sentirsi solo. 

Chiunque a primo impatto avrebbe aggrottato a sua volta il sopracciglio, confuso. E non nego di averlo fatto anch'io in un primo momento. Mi è venuto da pensare: "Capisco un adulto, ma perché un bambino dovrebbe voler esprimere i suoi pensieri visibilmente, senza pensarci?". Dopo due secondi, mi sono ricreduta. In realtà è più buffo sapere di un adulto che lo fa, anche se lo facciamo tutti e magari non lo ammettiamo. 

E allora mi è venuto in mente che magari stava chiacchierando con il suo amico immaginario. 

Quanti di noi in fin dei conti l'hanno avuto? Magari avevano nomi assurdi, magari ne cambiavamo uno ogni giorno o magari era uno ed era fedele. Ma ad ogni nostro dubbio, domanda, paura era lì, a consolarci: il nostro inconscio che dava risposte senza chiedere nulla in cambio, travestito da compagno di giochi, da pupazzo, da Barbie, da animaletto e nutrito dai nostri quesiti e dalla nostra inevitabile paura di crescere.

Mi sono ritrovata a sorridere, sentendomi in completa sintonia con quel bambino che parlava da solo. Mi sono ritrovata a riflettere e a pensare che, in fondo, quegli amici immaginari non ci hanno mai, veramente lasciati. 

Non ci hanno mai lasciati soli. Nemmeno per un istante. 



lunedì 26 settembre 2011

Claustrofobia sociale


"E' un mondo difficile" diceva Tonino Carotone. Il problema è che sempre lo sarà, ma questo non deve essere motivo di sconforto e rassegnazione. E' la base che andrebbe scalfita, è la base che andrebbe modificata e ridimensionata. Noi siamo solo in cima, a guardare inermi verso il baratro. Ok, sarà anche una visione pessimistica, ma non conosco uno dei miei amici che non si sente inerme-demotivato-confuso. E non è questione di voglia, volontà o quant'altro: noi giovani sprizziamo energia da tutti i pori! E' che, giustamente, se questa energia non viene ricompensata dalla società in cui viviamo, come possiamo incanalarla e tenerla sempre attiva? Non siamo macchine. Ma ci viene richiesto di esserlo. Ci viene richiesto di avere pazienza ma di non lamentarci. E perché? Perché siamo giovani senza esperienza che "dobbiamo farci le spalle". Ma non è già abbastanza vivere in un mondo che non ti dà mezzo straccio di certezza?


                  
C'è bisogno di una rivoluzione, c'è bisogno di una rivoluzione degli animi. Di coloro che stanno alla base, in primis. E di noi che siamo in cima guardando giù impauriti. Abbiamo timori, speranze e sogni e dobbiamo riuscire a incastrarli perfettamente in un puzzle infinito che richiede costanza e fatica. Tutti hanno fatto fatica nella vita, certamente. Ma sembra che al giorno d'oggi sia la prassi e la conseguenza di un mondo apparentemente moderno che nasconde buche insabbiate del passato. E noi non dobbiamo parlare. "Perché vuoi mettere la vita che si faceva anni fa?" E certo. Ma nessuno pensa che abbiamo un cuore, un'anima e un frullato di pensieri assordanti e contrastanti in testa. Ogni santo giorno. Ma cerchiamo di non farne un dramma, di non farci sgamare, di tenere la testa alta e sorridere come se niente fosse. Invece stiamo di merda, noi della "nuova generazione". 

Perché parliamo ma non veniamo ascoltati. Perché gridiamo e voi siete sordi. Perché vogliamo impegnarci e voi ce ne fate pentire. Perché siamo i grandi di domani e saremo pieni di rimpianti. Perché, nonostante tutto, saremo noi un giorno a prendere in mano le redini del gioco e speriamo tanto che vi ricrederete. Amen.