mercoledì 12 settembre 2012

Il primo giorno di scuola

Ci sono avvenimenti, nella vita di ognuno, che sono difficili da dimenticare, che rimangono vividi e impressi nella mente e nel cuore, di cui potresti elencare aneddoti e dettagli. Uno di questi, per me, è il primo giorno di scuola. Come se avessi cominciato lì a vivere davvero: mi sentivo pronta, sicura, mi sentivo grande, grandissima. 

Sulle mie spalle la mia adorata cartella di Mafalda color viola, un dolce fardello pieno di libri, matite colorate e desideri: mi portavo sulle spalle i miei sogni e non erano nemmeno così pesanti come ora. Sui miei capelli biondi un simpatico frisé acconciato apposta per l'occasione, per farlo svolazzare in allegria al richiamo degli altri bambini. Elena ha conquistato la mia simpatia dal primo minuto passato insieme, ma in fondo tutti, in quella classe, sembravano delle persone in gamba. Sì, persone, non bambini: eravamo ormai grandi, non proprio come gli adulti che non capivo come mai potessero ancora piangere, ma insomma, ci stavamo avvicinando. 




Patrizia, Popy, Teresa, i nomi delle mie insegnanti. Della prima ricordo esattamente il profumo che per cinque lunghi anni ha indossato, della seconda il suo amore per il caffelatte che le lasciava una scia sul labbro superiore, della terza l'accento del sud e la copertina gialla del quaderno di matematica. Ricordo la voglia di tornare a casa per raccontare cosa avevamo fatto quella mattina e quelle successive, ricordo il primo 10 che, con la scrittura della maestra, mi era sembrato un NO, ricordo l'alfabeto che faceva riferimento a strani animali (come la I di istrice), ricordo che vivevo l'alzata di mano per dire la mia come una pugnalata al cuore, con conseguente rossore sulle guance ma tanta volontà di potermi esprimere. Stamattina, vedendo tanti piccoli cuccioli indossare il grembiulino nero all'ingresso di quella che fu la mia scuola elementare, mi sono quasi emozionata: li ho osservati con un sorriso sincero, augurando loro una prima, vera, esaltante esperienza di vita. C'era chi aveva già amichetti con cui parlare e chi, attaccato a mamma e papà, era intimorito da questo grande cambiamento. 

Io mi sono rivista nel mezzo, tra il timore e l'esaltazione, tra la paura del non sapere e la gioia delle prime volte.

Ho parlato alla piccola Ilaria e sono stata contenta di saperla felice. 

1992