venerdì 22 aprile 2011

Sconosciuti in treno

Qualche anno fa, per un esame di Cultura Angloamericana, mi addentrai tra le pagine di un libro dal titolo "Sconosciuti in treno", una delle opere più famose di Patricia Highsmith. Ancora oggi conservo un bel ricordo: due sconosciuti che si incontrano su una carrozza, si scambiano confidenze l'uno con l'altro, uno lamentandosi del padre e l'altro della moglie fino ad arrivare a a stringere un patto - quello di scambiarsi gli omicidi senza così dare nell'occhio. Accattivante, vero?

Questa premessa per ammettere che le "storie pendolari" mi hanno sempre affascinata. Eccicredo! Con tutte le stramberie che ti becchi sui vagoni. Certo, non ho ancora incontrato nessuno di inquietante come i due protagonisti del libro della Highsmith, ma ragazzi.. ce n'è di gente strana in giro! Due sono le considerazioni che mi vengono da fare: 1. li becco tutti io 2. li becco tutti io sui mezzi pubblici. Quindi due sono le cose: o sono particolarmente sfigata (ma, in fondo, mi diverto un sacco!) o l'essere pendolare nuoce gravemente alla salute. Perché, vi giuro, ne ho beccati di tutti i colori: dall'uomo che sull'autobus teneva "appollaiata" 
(è proprio il caso di dirlo) una gallina sulla spalla; alla ragazzina con un criceto abnorme, anche questo "accricetato" sulla spalla, con due cocomeri al posto dei testicoli; all'immancabile diosanto-quanto-puzza-questo che, puntualmente, ti ritrovi di fianco rendendoti improvvisamente conto del perché, tra la bolgia e il caldo, nessuno avesse deciso di andarsi a sedere lì prima di te.

Ci sto pensando eh. Quasi quasi apro un blog inerente SOLO a queste vicissitudini tra treni, autobus e metrò. Che ne dite? Un blog dal titolo, che so, "Il pendolare matto" o "Mezzi matti" o.. any ideas?

Uh. Perché mi sono dimenticata di raccontarvi della vecchietta dagli abbinamenti particolarmente.. stravaganti: pelliccia (assolutamente OUT) e borsa della Tokidoki (assolutamente IN). 

Ma stilosa quanto basta per farti iniziare la giornata col sorriso. 


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