giovedì 1 dicembre 2011

Scialla! L'incontro tra due mondi così lontani, così vicini

Ci sono film che, senza averli ancora guardati, sai già che ti piaceranno. C’è qualcosa che ti spinge a pensarlo, qualcosa nel trailer, nei sorrisi degli attori sulla locandina, qualcosa nell’aria.

Con “Scialla!” è stato proprio così: una sorta di amore a prima vista, incondizionato, non rivelato ma presente. E confermato nel momento in cui, minuto dopo minuto, gli occhi si posavano curiosi sullo schermo davanti a me per poi uscirne sazi, soddisfatti, appagati. Un film che scorre anche se non così velocemente come si possa pensare; un film che diverte ma che emoziona al tempo stesso; un film che parla del rapporto particolare tra due generazioni a confronto, così distanti eppure così vicine, legate da sensazioni comuni, come a sancire un legame tra coloro che si definiscono distanti, opposti, estremi. E si finisce per chiedersi se un sentimento quale la paura non sia poi così sconosciuto né per uno né per l’altro. E’ questa la matrice comune dei due personaggi che, a mio modesto parere, funzionano alla grande: un aulico Fabrizio Bentivoglio con accento nordico, apatico e solitario, e un freschissimo Filippo Scicchitano, con accento romano, arrabbiato e in piena burrasca. E in mezzo a loro due modi di pensare, di parlare, di inventare, di reinventarsi completamente differenti eppure completamente complementari.

Un film che parla di oggi, di ieri e di domani e che vi consiglio di guardare avidamente, intrufolandovi al cinema quasi per sbaglio e accogliendo con un sorriso tutto ciò che di bello e istruttivo questo film ha da dare.


                     

martedì 11 ottobre 2011

Il sussulto nel dormiveglia

Anche per parlare di rivoluzione bisogna avere coraggio.

La rivoluzione non è cosa semplice: richiede sfrontatezza, follia, entusiasmo. 

In un mondo dove gli animi sono sopiti e pigri nonostante la frenesia e il logorio dei giorni che inesorabilmente passano (e irreversibilmente non tornano), sì, bisogna trovare il coraggio anche solo di parlarne. Bisogna farlo per abituare le menti al cambiamento che ognuno di noi, volente o nolente, ha dentro di sé e che, volente o nolente, dovrebbe portar fuori ogni qualvolta il corpo, la mente, l'anima si ribellano perché desiderosi di sbocciare, di esplodere, di vivere

Tante, troppe volte ho cercato di sopprimere e soffocare questa sensazione che continua, imperterrita, a cuocermi dentro, ogni giorno sempre più violenta, scomoda ma inesauribile. Ho provato ad assecondare pensieri e opinioni altrui senza che trovassero un vero e proprio riscontro con i valori in cui realmente credo; ho provato ad indossare mille maschere per piacere e compiacere; ho provato a nascondermi dietro sorrisi di circostanza ingoiando prevaricazioni. Ci ho provato e ho sofferto.

Ho sofferto perché "la vita secondo gli altri" non è "la mia vita". Sono due libri separati, diversi, contrastanti. Sono il nero e il bianco, la casualità e il destino, l'istinto e il raziocinio.

Sono i Nirvana e i Beatles. 

Non si smette mai di soffrire, così come non si smette mai di rimandare questa benedetta rivoluzione. E' lì, che implora, grida e schiamazza. E' lì che quando vorresti vomitarla riesce pure a sussurrartelo all'orecchio, senza disturbarti troppo, come un bambino che ti tira la mano cercando di portarti davanti allo scaffale dove campeggia il giocattolo del suo desiderio. 

Lech lechà: vai a te stesso. 

E tu, con gli occhi lucidi e il magone che ti impedisce di parlare, sorridi alla tua rivoluzione e scuoti la testa. Perché non hai abbastanza coraggio di prenderla per mano e tuffarti nella follia, sentendoti libera anche in mezzo agli squali

Ieri sera un amico mi ha detto che cambiare, il più delle volte, è difficile. Lo sapevo già, ma lui me l'ha palesato. Mi ha detto che non è mai troppo tardi per mettere in atto la propria rivoluzione. Lo sapevo già, ma mi ha confortato. E ha aggiunto che molto spesso la rivoluzione che rimane in stand-by dentro di noi, viene poi alimentata e attivata grazie a qualcun altro, qualcuno di esterno: un conoscente, un mentore, un esempio, o un amico come lui. A questo, sinceramente, non ci avevo mai pensato. 

E sapete perché succede questo? Perché le persone che ci stanno vicine in fin dei conti lo fanno perché ci amano. E quando ci amano per quello che siamo non vorrebbero mai vederci diversi. Ci guardano negli occhi e ci dicono "non cambiare mai" dandoci una pacca sulla spalla. E questo "non cambiare mai" è allo stesso tempo una condanna e il prodotto delle loro paure e del loro lecito egoismo. Quelle tre parole hanno un sottotitolo che dice Non cambiare mai, perché se tu dovessi cambiare dovrei cambiare anch'io, imparando a rapportarmi con te in un modo del tutto nuovo e diversoE ho una paura fottuta di cambiare

L'ho ringraziato, questo mio amico. Gli ho detto che le sue parole, che prima di ieri sera erano riversate sulle pagine di un libro, mi avevano rassicurata, mi avevano fatto capire che non ero sola. Le sue parole erano le parole di Matteo, ma anche quelle di Carla e quindi di Sofia. E di Daniele. Erano le parole di due adulti e di due adolescenti che si mescolano, si attanagliano e finiscono per non avere più distinzione né limbo. Perché in fondo qualsiasi adolescente è già un po' adulto e gli adulti, beh, gli adulti non smettono mai di essere adolescenti. 


     


Questo amico, che di nome fa Silvio Muccino, ha scritto "Rivoluzione n.9" a quattro mani con un'altra amica speciale, che di nome fa Carla Vangelista. Questi animi galantemente ribelli hanno sfoderato le loro armi silenziose con l'Inno alla gioia di Beethoven come colonna sonora per la loro impresa.

Dicono che se lo ascolti bene, non sarai più lo stesso. Dicono di lasciar fluire la propria rivoluzione. Dicono di imparare a dire no. Dicono e parlano di me, senza essere coscienti di farlo. O forse sì.

E io non posso far altro che ringraziarli. Perché mi hanno fatto capire che la sensibilità e la fragilità non sono difetti, ma qualità andate dimenticate per fame di successo, ricchezza e potere. Perché indirettamente mi hanno iniziata ad una rivoluzione personale che è partita nell'esatto istante in cui ho aperto quel libro e che probabilmente non finirà mai, non finirà più. E' lì, accanto a me, che mi guarda sorridendo perché sa con sicurezza che uno di questi giorni la porterò fuori, a fare un giro. 

E da quel momento niente ..niente sarà più come prima. 
Ed io sarò finalmente me stessa. 


Silvio Muccino @ Fnac Milano - 10/10/11

giovedì 6 ottobre 2011

In memory of Steve Jobs

Al di là della sua creazioni, “Stay hungry. Stay foolish.” è l’insegnamento che porterò sempre con e dentro me, il monito, il motto, la lezione di vita. Steve ci ha insegnato che possiamo trarre ispirazione da tutto ciò che ci circonda, ci ha insegnato che in tutto e in tutti c’è del potenziale. Basta solo guardare nella giusta direzione e non avere paura di rischiare. Sorrido perché so che continuerà a ricordarcelo, perché ciò che ha creato parlerà di lui e per lui, senza bisogno della sua diretta approvazione.

Goodbye Steve. Goodbye genius.


mercoledì 28 settembre 2011

L'amico immaginario

Oggi ho visto un bambino che parlava da solo. 

Aggrottava le sopracciglia, sorrideva, pronunciava qualche parola a bassa voce. Faceva tutto questo e lo faceva credendoci. Non lo faceva abbozzando qualche cambio di espressione qua e là, lo faceva in modo visibile e senza nascondersi, come invece farebbe qualcuno che viene sorpreso in un momento del genere. A chi non capita di esprimere ad alta voce un pensiero che sta attraversando la propria mente per poi accorgersi di essere stati visti o sentiti con la conseguenza di sentirsi inappropriati? 

Lui no. Lui camminava per strada da solo, senza sentirsi solo. 

Chiunque a primo impatto avrebbe aggrottato a sua volta il sopracciglio, confuso. E non nego di averlo fatto anch'io in un primo momento. Mi è venuto da pensare: "Capisco un adulto, ma perché un bambino dovrebbe voler esprimere i suoi pensieri visibilmente, senza pensarci?". Dopo due secondi, mi sono ricreduta. In realtà è più buffo sapere di un adulto che lo fa, anche se lo facciamo tutti e magari non lo ammettiamo. 

E allora mi è venuto in mente che magari stava chiacchierando con il suo amico immaginario. 

Quanti di noi in fin dei conti l'hanno avuto? Magari avevano nomi assurdi, magari ne cambiavamo uno ogni giorno o magari era uno ed era fedele. Ma ad ogni nostro dubbio, domanda, paura era lì, a consolarci: il nostro inconscio che dava risposte senza chiedere nulla in cambio, travestito da compagno di giochi, da pupazzo, da Barbie, da animaletto e nutrito dai nostri quesiti e dalla nostra inevitabile paura di crescere.

Mi sono ritrovata a sorridere, sentendomi in completa sintonia con quel bambino che parlava da solo. Mi sono ritrovata a riflettere e a pensare che, in fondo, quegli amici immaginari non ci hanno mai, veramente lasciati. 

Non ci hanno mai lasciati soli. Nemmeno per un istante. 



lunedì 26 settembre 2011

Claustrofobia sociale


"E' un mondo difficile" diceva Tonino Carotone. Il problema è che sempre lo sarà, ma questo non deve essere motivo di sconforto e rassegnazione. E' la base che andrebbe scalfita, è la base che andrebbe modificata e ridimensionata. Noi siamo solo in cima, a guardare inermi verso il baratro. Ok, sarà anche una visione pessimistica, ma non conosco uno dei miei amici che non si sente inerme-demotivato-confuso. E non è questione di voglia, volontà o quant'altro: noi giovani sprizziamo energia da tutti i pori! E' che, giustamente, se questa energia non viene ricompensata dalla società in cui viviamo, come possiamo incanalarla e tenerla sempre attiva? Non siamo macchine. Ma ci viene richiesto di esserlo. Ci viene richiesto di avere pazienza ma di non lamentarci. E perché? Perché siamo giovani senza esperienza che "dobbiamo farci le spalle". Ma non è già abbastanza vivere in un mondo che non ti dà mezzo straccio di certezza?


                  
C'è bisogno di una rivoluzione, c'è bisogno di una rivoluzione degli animi. Di coloro che stanno alla base, in primis. E di noi che siamo in cima guardando giù impauriti. Abbiamo timori, speranze e sogni e dobbiamo riuscire a incastrarli perfettamente in un puzzle infinito che richiede costanza e fatica. Tutti hanno fatto fatica nella vita, certamente. Ma sembra che al giorno d'oggi sia la prassi e la conseguenza di un mondo apparentemente moderno che nasconde buche insabbiate del passato. E noi non dobbiamo parlare. "Perché vuoi mettere la vita che si faceva anni fa?" E certo. Ma nessuno pensa che abbiamo un cuore, un'anima e un frullato di pensieri assordanti e contrastanti in testa. Ogni santo giorno. Ma cerchiamo di non farne un dramma, di non farci sgamare, di tenere la testa alta e sorridere come se niente fosse. Invece stiamo di merda, noi della "nuova generazione". 

Perché parliamo ma non veniamo ascoltati. Perché gridiamo e voi siete sordi. Perché vogliamo impegnarci e voi ce ne fate pentire. Perché siamo i grandi di domani e saremo pieni di rimpianti. Perché, nonostante tutto, saremo noi un giorno a prendere in mano le redini del gioco e speriamo tanto che vi ricrederete. Amen.

lunedì 30 maggio 2011

E Giuliano libera Milano!

E alla fine è tutto vero: Giuliano libera Milano!! 

Con il
55,1% Pisapia stravince contro il 44,9% della Moratti. 
Bene, anzi benissimo, anche De Magistris a Napoli con il 65,4% contro un misero 34,6% di Lettieri.


E ora... tutti in piazza Duomo a festeggiare IL cambiamento. Che il vento si trasformi in uragano, un meraviglioso e potente uragano pronto a spazzar via tutto ciò che Milano, fino ad oggi, ha dovuto trangugiare.


Ma quanti siamo? ^^

venerdì 27 maggio 2011

Hell's Kitchen.... in Brianza! True/False?

Ora di pranzo, 13.30 su per giù. 
Mi trovo in Brianza, ma soprattutto, trovo davanti a me nientepopòdimenoche:

il camioncino di Hell's Kitchen!! 




Della serie: cose-dell'altro-mondo!
Ero in fibrillazione: "Ci sarà mica Gordon Ramsey lì dentro?" 

  • Prima ipotesi
..Mmmm, sarà mica che, per l'occasione, è uno degli invitati al concerto di Pisapia stasera in Duomo? Dal camioncino arancione, si sa mai..

  • Seconda ipotesi 
Forse ci sono. Mi sa che è per "The F Word", altro programma culinario di Gordon Ramsey. Dal video che segue, sembrerebbe che è andato in cerca del best Italian restaurant ever. E giustamente si sarà chiesto: perché cercarlo all'estero e non far tappa nel, ben più ovvio, Belpaese? 




  • Terza ipotesi 
Emmm.. O forse, come mi suggerisce qualcuno su Twitter in seguito a testimonianze simili alla mia, è un paninaro (probabilmente fan sfegatato del famoso chef) che si è attaccato il logo del programma sul suo bel didietro e, oltre a far salamelle, fa fesso chiunque sappia a cosa si stia riferendo. Anche perché il logo non sembrerebbe essere proprio quello che si vede spesso in TV se lo guardiamo attentamente. Se si trattasse di un fake: i miei complimenti per la trovata pubblicitaria!

Mah.. il mistero rimane. Per una volta - anche se molto probabilmente non sarà così, mi è piaciuto pensare, nell'immediato, che il grande chef Ramsay avesse voluto intraprendere un tour nella bella Italia, assaporando le specialità del nord e facendosi riconoscere da chi lo segue.

Ad ogni modo..
Occhi aperti (e bocca chiusa se state masticando) ;-)

Have a good meal, errrrbody.